Antonio Segat, classe 1995, che si sta laureando in ingegneria biomedica, è l’anima di Feeducia, una realtà agricola di piccola scala che produce ortaggi e frutta a Colle Umberto (TV). L’orto di Antonio è il frutto di un progetto nato nell’anno 2020, durante il periodo di emergenza provocato dalla pandemia da Covid-19, realizzato poi su un terreno di poco più di mezzo ettaro che era di proprietà del nonno. Una risposta, la sua, ad una crisi sanitaria globale che ha evidenziato la necessità di una transizione ecologica e la conservazione degli ecosistemi, favorendo “una nuova agricoltura, morale e capace di durare, due caratteristiche totalmente assenti da quella praticata oggi”[1].
Il nome Feeducia - dal verbo della lingua inglese to feed = nutrire, dar da mangiare - mette in evidenza il progetto di un’agricoltura rigenerativa e non invasiva che restituisca fertilità ai suoli, ottenendo prodotti che non siano soltanto sostenibili, ma soprattutto sani, gustosi e che conservino il loro valore nutritivo. Una garanzia per il consumatore perché, come sostengono i microbiologi del suolo Claude e Lydia Bourguignon, “mangiare è un’arte che ci collega alla terra”[2].
Antonio Segat, per la realizzazione del progetto agricolo Feeducia, ha trovato ispirazione anche dalla lettura di testi di Ben Hartman, Jean Martin Fortier, Jesse Frost - che attraverso le loro esperienze propongono alternative all’agricoltura industriale - e il manuale Regenerative Agriculture scritto da Richard Perkins, un agricoltore che nella sua fattoria “Ridgedale Farm AB” in Svezia produce cibo locale di qualità. In questo manuale Perkins, esperto di agricoltura rigenerativa che si ispira ai sistemi di progettazione della permacultura, divulga conoscenze e suggerimenti destinati a chi desidera costruire e gestire un’azienda agricola diversificata, di piccola scala, economicamente produttiva e sostenibile per uomo e ambiente, utilizzando piccole superfici di terreno. Un modello di impresa progettato per rigenerare la salute del suolo attraverso il mantenimento della materia organica, con minime lavorazioni manuali.
Antonio ci spiega che l’agricoltura rigenerativa è complessa ed appassionante. Per sviluppare questo sistema agricolo produttivo, in armonia con le caratteristiche naturali dell’ambiente, che consente all’agricoltore di vivere dignitosamente, non sono necessari dispendiosi investimenti iniziali come avviene per l’agricoltura meccanizzata. Il terreno viene lavorato manualmente, senza operazioni intense[3]; l’aratura infatti “sotterra la materia organica, impedendole di trasformarsi in humus e riducendo così la permeabilità del suolo”[4]. Per vangare la terra utilizza la grelinette[5]. Questo attrezzo, a forma di pettine, è più largo di una classica vanga ed ha il vantaggio di smuovere, arieggiare e ridare morbidezza al terreno con il minimo sforzo senza sconvolgerne gli strati, preservando l’ecosistema e la schiena dell’agricoltore.
Nella fase iniziale l’orto è stato preparato con la pratica della pacciamatura ricoprendo l’area con uno strato di compost biologico. Un processo naturale che a fine ciclo consentirà di ripristinare la fertilità del suolo che verrà arricchito dalla presenza di lombrichi e microrganismi. Nell’orto le produzioni sono diversificate e policolturali, con la rotazione delle piante sullo stesso letto. Il suolo viene coperto durante tutto l’anno con i residui delle coltivazioni per aiutare a trattenere l’acqua e migliorarne la struttura grazie alle radici delle piante. Nell’azienda agricola Feeducia non si utilizzano prodotti chimici, perché, come dice Masanobu Fukuoka, “la natura, lasciata fare, è in equilibrio perfetto”[6]
Accanto al saper fare ed alla manualità, la gestione di una piccola azienda agricola richiede una buona progettazione ed un’attenta pianificazione; nessun elemento è isolato. Antonio si ispira ai principi del Lean Management, o gestione snella. Organizzare meglio il lavoro, come ci spiega, consente una corretta gestione del tempo. Operazioni, come ad esempio, il tenere gli attrezzi di lavoro nello stesso posto, vicini a dove servono ed in ordine, o la pianificazione delle piante e dei semi che saranno necessari per la messa a dimora nelle stagioni successive, sono una piccola dimostrazione di una visione circolare dell’azienda agricola.
Come sottolinea anche Antonio, è importante pensare ad un’agricoltura che riconosca i valori dell’ambiente, delle persone e delle relazioni. Per questo è fondamentale costruire legami, scambi di esperienze con gli altri produttori della rete e con i consumatori, per condividere i cinque passi per il cambiamento di Retecontadina, poiché “la chiave è la cooperazione, non la competizione”[7].
Sostenere l’importanza del cibo da filiera corta partendo dalla riscoperta del territorio, permette di rafforzare una fitta rete di relazioni tra il mondo agricolo e il mondo urbano attraverso la vendita diretta in azienda agricola, la partecipazione ai mercati locali, l’adesione ai GAS - Gruppi di Acquisto Solidale - o alle CSA - Community Supported Agriculture, la consegna settimanale al domicilio del consumatore di cassette con prodotti ortofrutticoli.
“La nostra responsabilità universale è imposta oggi con acutezza tanto più forte mentre affrontiamo grandi disastri socio-economici ed ecologici [.....] Ogni giorno, possiamo sentirci individualmente impotenti e scoraggiati di fronte alle molteplicità e all’urgenza dei problemi. Un cambiamento nella cultura è possibile se mobilitiamo la nostra capacità di agire e preservare insieme con discernimento e nella giusta direzione.”
Matthieu Ricard[8] – Monaco Buddhista, 3 dicembre 2021
Vivere in armonia con la natura è con ogni probabilità la soluzione in grado di dare una risposta urgente ai bisogni di un nuovo sistema agricolo che non depauperi le risorse naturali e impoverisca il suolo. Muniti di una sensibilità ecologica e di amore per la terra e gli animali, una nuova generazione di giovani laureati e diplomati, sta ritornando alla campagna. Una scelta di vita arricchita dai saperi della tradizione e dalle nuove conoscenze.
La storia di Antonio può essere la dimostrazione che è possibile costruire un futuro tornando ad occuparsi di agricoltura.
Antonella Pianca
Fotografie di Antonella Pianca e Giovanni Damian ©2021
Bibliografia:
- Claude e Lydia Bourguignon, Il suolo, un patrimonio da salvare, Slow Food Editore, Bra (CN), 2004
- Lydia e Claude Bourguignon, Manifesto per un’agricoltura sostenibile, Possibilia Editore di Samuel Cogliati, Sesto San Giovanni (MI), 2018
- Jean-Martin Fortier, The Market Gardener – A Successful Grower’s handbook for Small-Scale Organic Farming, Jean-Martin Fortier, 2014
- Jesse Frost, The Living Soil Handbook – The No-Till Grower’s Guide To Ecological Market Gardening, Chelsea Green Pub Co, 2021
- Masanobu Fukuoka, La Rivoluzione del filo di paglia – Un’introduzione all’agricoltura naturale, Quaderni d’Ontignano –Libreria Editrice Fiorentina sas, Firenze (FI), 2008
- Ben Hartman, The Lean Farm – How to Minimize Waste, Increase Efficiency, and Maximize Value and Profits with Less Work, Chelsea Green Pub Co, 2015
- Bill Mollison e Reny Mia Slay, Introduzione alla permacultura, Editrice Aam Terra Nuova srl, Firenze (FI), 2007
- Richard Perkins, Regenerative Agriculture - A Practical Whole Systems Guide To Making Small Farms Work, RP, 2019
Note:
[1] Claude e Lydia Bourguignon, Il suolo, un patrimonio da salvare [Torna al testo]
[2] Ibidem [Torna al testo]
[3] Antonio nel suo orto applica i principi del “No Dig” – agricoltura senza scavare – e “No Till” o “No Tillage” – agricoltura senza aratura [Torna al testo]
[4] Lydia e Claude Bourguignon, Manifesto per un’agricoltura sostenibile [Torna al testo]
[5] La grelinette, è uno strumento da giardinaggio basato sul principio della leva. È chiamata anche forca da terra, è più larga di una classica vanga e si impugna su due manici. Prende il nome dal suo inventore, André Grelin (* 1906 - † 1982) [Torna al testo]
[6] Masanobu Fukuoka, La Rivoluzione del filo di paglia – Un’introduzione all’agricoltura naturale [Torna al testo]
[7] Bill Mollison e Reny Mia Slay, Introduzione alla permacultura [Torna al testo]
[8] Matthieu Ricard (* 1946), scrittore, fotografo e monaco Buddhista francese della Tradizione Gelugpa. Si è laureato nel 1972 in genetica delle cellule presso l'Institut Pasteur di Parigi. Attualmente è uno dei Kenpo del monastero di Shechen in Nepal. Tra le sue opere "Il monaco e il filosofo", "Dal Big Bang all'illuminazione", "L'arte della meditazione", "Un viaggio immobile: l'Himalaya contemplata da un eremo". È stato definito "l'uomo più felice del mondo" in seguito ad una serie di studi e ricerche condotte su di lui dagli scienziati dell'Università del Wisconsin. [Torna al testo]
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